1Non è facile proferir parola sul professor Giovanni Piana, figura di spicco nel panorama filosofico del ’900 e scomparso improvvisamente a Praia a Mare, il 24 febbraio 2019.
2Ho avuto modo di apprezzarne la spiccata personalità e la statura intellettuale, soprattutto attraverso la lettura della sua opera Stralci di vita. È insolito che un filosofo con un’ampia produzione decida di rivelare tratti della sua vita personale e, ancor più, l’amore che lo ha legato a sua moglie. Ma egli stesso ha voluto inserire questo volume nelle sue Opere Complete, ed è quindi ad esso che dedicherò larga parte di questo testo.
3Articolato in forma epistolare e raccordato opportunamente nei passaggi più significativi, il testo si sviluppa in due momenti. La prima parte racchiude i “foglietti innamorati” dell’autunno-inverno 1957-1958, seguiti da varie lettere di corrispondenza che giungono al 1962. Nella seconda parte, dal titolo ‘Immagini’, gli aspetti biografici e privati di Giovanni Piana e della sua consorte Marina Romussi si intersecano con episodi significativi della storia nazionale, tra gli anni 1963 e il 1968-1969 fino al 2012.
4L’epistolario è costituito da 111 lettere, o stralci, scritte tra Valmacca e Casale Monferrato, dove erano vissuti da soli per poi incontrarsi, e inviate, oltre che da altre località, da Friburgo (in Brisgovia, Germania), dove Giovanni stava consultando i manoscritti conservati presso l’Archivio Husserl e Marina stava facendo la babysitter. Le lettere, ordinate cronologicamente, possono essere così ripartite: Marina Romussi–Giovanni Piana (28); Giovanni Piana–Marina Romussi (61); Armando Plebe–Giovanni Piana (7); Enzo Paci–Giovanni Piana (5); Giovanni Piana–sorella Angiola Piana (1); Arrigo Balsimelli–Giovanni Piana (1); Emilio Renzi detto Mimmo–Giovanni Piana (1); Carlo Palena–Giovanni Piana (1); Guido Neri–Giovanni Piana (1); Remo Bodei–Giovanni Piana (5).
5L’opera è stata concepita come testamento spirituale, lasciato dall’autore nel 2012, anno particolare in cui la scomparsa della sua grande compagna lo getta in una profonda crisi esistenziale. Avverte anche lui il restringimento della propria prospettiva temporale e l’imminente «[…] ultimo viaggio solitario in un raggio di sole…».
6Gli Stralci presentano un ritratto inusuale del professor Piana che, fuori dagli studi accademici, sembra abbandonare i “panni reali e curiali”, per calarsi nella quotidianità del vissuto. Estrinseca emozioni, stati d’animo con interlocutori di grande prestigio.
7Nato nel 1940, Piana conosce la filosofia dal 1956 attraverso l’insegnamento di Armando Plebe. In polemica con la struttura autoritaria del suo liceo classico, si trasferisce a Milano, dove frequenta il liceo Carducci, ospite della famiglia di Cesare Augusto Tallone, grandissimo esperto nelle tecniche costruttive del pianoforte e accordatore. Qui ha modo di conoscere Arturo Benedetti Michelangeli, uno dei più grandi interpreti della musica pianistica del XX secolo.
8Negli stessi anni stringe amicizia col poeta Carlo Palena le cui doti sono subito intuite dal professor Franceschini, latinista dell’Università Cattolica e preside della facoltà di Lettere. Nel 1981, Palena invia all’amico Piana la raccolta di poesie Il fiore della luce con dedica a lui, la moglie e figlio Valentino.
9Sempre durante la permanenza a Milano studia violino con il maestro Arrigo Balsimelli, musicista affermato e appassionato, autore di composizioni facili per fisarmonica, con violino ad libitum.
10Già consapevole dell’importanza di Husserl, Piana sceglie di andare alla Facoltà milanese di Filosofia poiché era là che teneva le sue lezioni Enzo Paci, una voce decisiva nella diffusione originale di Husserl in Italia. Ne rimane incantato e affascinato, diventandone l’allievo prediletto. A diciannove anni, nel 1959 pubblica su aut aut, diretta da Paci, un articolo dal titolo Sul problema dell’intersoggettività (Piana 1959, 416-418).1 È proprio Paci che, intuendo le doti eccellenti dell’allievo, lo invia a Friburgo per una decina di mesi, affidandogli il compito di approcciare in via diretta i manoscritti husserliani. Lo stesso maestro, inoltre, si interessa per trovare finanziamenti adeguati. Coi suoi contatti editoriali assicura la pubblicazione del primo libro di Piana nel 1965, basato sulla tesi di laurea del 1962.
11Nel 1961 Enzo Paci aveva scritto in una lettera a Piana:
Questa mia lettera non è una lettera del professore – ammesso che esista qualcosa di simile al professore. La tua lettera è una lettera da amico, nella quale tu ti apri. E la mia lettera ti risponde. Ti risponderò sempre così – mi è spontaneo con te – ogni volta che questo sarà possibile ed io spero che sarà possibile, ormai, per sempre […] Io sono qui che scrivo, nella tarda notte, ad un giovane che amo per quello che è, per quello che fa, per quello che può fare. Ti scrivo sapendo molto bene, molto più di te, con più certezza di te, che tu hai un compito da assolvere che mi supera, che tu assolverai meglio di me – tu un giorno ricorderai con quanta sicurezza io te l’ho detto, vedendo, sentendo in te tutto questo.
12Durante la permanenza a Friburgo, Piana ha modo di conoscere il filosofo Remo Bodei con il quale, per vari mesi, condivide l’alloggio.
13Nei primi anni universitari a Milano Piana frequenta le lezioni di Mario Untersteiner, indimenticabile maestro, grecista, filologo classico, storico della filosofia, traduttore e accademico italiano. Ai corsi Piana conosce Mario Geymonat, Fernanda Caizzi, Luca Cafiero. Nasce inoltre l’amicizia con Francesco Degrada, laureato poi in Lettere e diplomato in pianoforte e composizione, che diventerà uno dei più grandi musicologi italiani.
14Nello stesso periodo conosce Achille Occhetto, divenuto poi l’ultimo segretario politico del Partito Comunista Italiano. Egli però ha da ridire sull’amico Piana che, andando sempre in giro con la maglietta nera, viene etichettato come fascista; ma la battuta di Piana è immediata: il nero è anche il «[…] colore dei pirati e degli anarchici…».
15La vita politica era per lui molto importante, come testimonia la sua traduzione di Storia e coscienza di classe di György Lukács e le numerose attività politiche.2
16Anche in questo è al suo fianco l’adorata Marina, originaria di Valmacca, fulcro e perno di tutta la sua esistenza. Il loro amore, sbocciato nel 1957 in una balera, dura un’intera vita. La sua energia vitale sarà essenziale.
17Marina ha una dote innata per l’arte, soprattutto per la pittura con la quale comincia a cimentarsi ed a realizzare qualche opera interessante; cerca di seguire i consigli dello zio Andrea Di Palma, un paesaggista affermato del Monferrato, e della miniaturista e pittrice Elsa Barberis. Mostra anche una propensione verso la ceramica, ma alla fine decide di abbandonare il tutto. Segue il suo Giovanni prima a Milano, dove trova lavoro presso un laboratorio di maglieria, e poi nel dicembre del 1961, lo raggiunge a Friburgo con una “fuga d’amore”.
18Finalmente il 7 aprile del 1963 Marina e Giovanni, entrambi atei, si sposano civilmente presso il Comune di Milano, giungendovi in tutta semplicità col tram. Testimoni e unici invitati sono la Lui (Luigina Asiano), amica di infanzia della sposa e Sandro Ricci, il grande amico della prima infanzia di Giovanni.
19Marina è una donna dinamica e impegnata nel sociale. A Milano tra 1963-1967 aderisce con Giovanni al movimento politico di Classe Operaia, per poi rientrare nel PCI (quindi DS e PD) dove affronta e sviluppa i temi femministi e ambientalisti. Sarà poi la Legambiente l’ambito per lei più accogliente ed entusiasmante.
20In seguito al caldo clima politico milanese, tra movimento studentesco e Piazza Fontana, alla fine del 1969 lasciano Milano per la Brianza – prima ad Albavilla, poi ad Olgiate Molgora e infine a Cernusco Lombardone.
21Tra le molte iniziative ambientaliste, Marina combatte contro l’uso speculativo di un terreno centrale a Merate e consegna al ministro Rosy Bindi nell’ottobre 1997 una petizione.
22Negli stessi anni, la loro casa si riempie di musica – degli amici che vengono a suonare insieme al professore e della radio così intensamente registrata da Giovanni.
23Il professore, giunto alla pensione nel 1999, decide subito di trasferirsi in terra calabrese, a Sangineto, sul mare, nella contrada di Pietrabianca, e Marina accetta entusiasta «[…] questa nuova avventura […]».
24Si dedica con cura alla famiglia, realizza un piccolo orto-giardino e raccogli i frutti della terra; col suo grande senso di amicizia partecipa a tutte le iniziative di Giovanni e agli incontri dei vari amici che lo vanno a trovare, fino all’inevitabile epilogo quando lei si spegne all’età di 75 anni, il 29 febbraio 2012. Struggente e commovente è la conclusione degli Stralci «[…] puoi udirmi solo dentro il mio cuore – ora non sei in nessun luogo, sei in quel nulla in cui tutti abbiamo abitato quando non eravamo ancora nati, ma solo ora, che la nostra vita è trascorsa, comprendo veramente, come ti scrissi in una lettera antica, fino a che punto tu fai parte di me […]»
25Dopo aver letto questo libro, le riflessioni su quest’opera mi entusiasmarono a tal punto che sentii l’esigenza di inviare una e-mail al professor Piana del tenore seguente:
Gagliano del Capo, li 29 luglio 2012.
Illustre professor Giovanni Piana,
26ho letto con molto interesse il suo ultimo lavoro dal titolo Stralci di vita.
27Ritengo che abbia fatto cosa utile nel pubblicare questa sua “borsa dei ricordi” e sono certamente sicuro che non per tutti i posteri saranno privi di interesse. Senza dubbio ce ne saranno alcuni interessati ad approfondire la figura del professore Giovanni Piana che ha apportato un notevole contributo agli studi filosofici del ’900.
28Questi suoi Stralci, privati per quanto siano, si intrecciano con altre grandi personalità della cultura e gettano una luce inedita sulla figura della signora Marina, una sorta di nume tutelare che ha saputo guidare il percorso intellettuale del professor Piana, degno allievo di Enzo Paci.
Distinti saluti
prof. Francesco Fersini
29La sua risposta fu immediata.
Gentile Prof. Francesco Fersini,
30desidero esprimerle tutta la mia gioia alla lettura della sua lettera. In realtà ho esitato molto nel redigere questo libro e nel renderlo pubblico – vincendo la mia naturale ritrosia rispetto agli aspetti privati della mia attività. Come Lei avrà notato, in questo testo, metto da parte i riferimenti “accademici” facendo invece trasparire semmai vicende d'epoca, che tendono ad essere dimenticate; ma soprattutto mi è sembrato giusto dare evidenza ad un rapporto con mia moglie Marina che per me è stato semplicemente vitale. Nello stesso tempo, come sottolineo nella presentazione, mi piacerebbe che il libro fosse letto anche come “un racconto” – tra memoria e immaginazione, nel quale si possano cogliere di scorcio il profilo di personaggi, piccoli ritratti, eventi minimi di cui comunque è fatta la vita di tutti. E poi certamente un mondo di affetti che trabocca nelle persone e nei paesaggi.
31Perciò non me la sono sentita di cestinare le nostre lettere – ed è nato questo singolare progetto, per me, particolarmente insolito. La sua lettera mi rassicura e mi dà gioia proprio perché conferma questa mia decisione.
32La ringrazio ancora vivamente, sperando prima o poi di conoscerla di persona
Giovanni Piana
30 luglio 2012
33Conobbi in effetti il professor Piana a Gagliano, nell’estate del 2013. Rimasi stupito per la sua modestia e riservatezza, umiltà e signorilità unite a una pacata saggezza, doti peraltro che si addicono ai grandi.
34Tenne a precisare sulle sue antiche radici salentine. La famiglia Piana era originaria di Casale Monferrato. Il padre di Giovanni, Carlo, era un medico stimato e conosciuto, a sua volta figlio di un noto professionista piemontese; recatosi a Roma per motivi di lavoro, conobbe e poi sposò Teresa Moccia, romana ma originaria di Mesagne dove era nata la madre Settimia Profilo. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli maschi e due femmine.
35Dai Profilo, notabile famiglia mesagnese, era nato l’avvocato Antonio Profilo di Tommaso (1839-1901), storico e sindaco della città tra gli anni 1890-1893 e 1898-1901. Scrisse due opere fondamentali di Storia Patria Messapografia, ovvero Memorie istoriche di Mesagne in Provincia di Lecce, stampata in due volumi (1870–1871) e Via, piazze, vichi e corti di Mesagne (1894). A lui la città ha intitolato una delle strade del centro storico.
36Con Giovanni Piana ci incontrammo nell’agosto del 2018, in occasione delle nozze del figlio Valentino. Fu l’ultima volta. Era molto felice ed entusiasta, sia per il lieto evento, sia perché la celebrazione del matrimonio si svolse nella suggestiva torre cinquecentesca di Salignano.
37Allietò la serata con brani classici, eseguiti sul suo inseparabile violino per la delizia della piccola Aurora, unica nipote, che, ogni tanto, giocherellando col nonno compiaciuto, si nascondeva dietro la sua sedia.
38In quel momento pensai al suo saggio, che pure mi aveva inviato, Note in margine a Giovanni Pascoli e soprattutto a Il fanciullino «[…] È dentro noi un fanciullino […] noi cresciamo, ed egli resta piccolo […] noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello […]».
39Grazie Giovanni per aver avuto l’opportunità di conoscerti, anche se per poco tempo e per quello che hai lasciato a me e al mondo!
40Gagliano del Capo, 12 Dicembre 2019
41[Tutte le foto sono riprese da Stralci di vita]
- 1 Per questo ed gli altri nove articoli usciti in aut aut si veda https://ophen.org/series-689. Il loro testo integrale sarà presto disponibile presso l’Archivio Giovanni Piana, all’indirizzo http://filosofia.unimi.it/piana.
- 2 Esse sono brevemente ricordate nel libro di Trotta & Milana (2008).